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I vecchi non muoiono, si addormentano e dormono troppo a lungo”. Jacques Brel.
L’ultima festa grande però fu quella che seguì al settembre 1958. Le “manovre” presso gli altri comandi svolte dal papà di Emilio avevano sortito un effetto impensabile. Don Pinì telefonò perché tutta la comitiva sapesse la notizia più bella: era stato promosso “Generale”.
Indimenticabile quel tiepido pomeriggio di fine estate. Tutti a coccolarcelo Lui Generale con le spalline d’oro, raggiante sotto la foto dell’eroe di El Alamein.
the scent of a woman
Un pomeriggio, mentre ci avvicinavamo al suo portone di casa per fargli visita, vedemmo uscire dal portone una ragazza vistosa che s’accompagnò ad un uomo che l’aspettava in strada. Nell’appartamento era rimasto un profumo pesante. Era quello il suo “scent of a woman”?
Quando gli esternammo le nostre preoccupazioni in merito, lui ci disse di stare tranquilli, bastava pagare e tutto andava a posto. Aggiunse che anche se qualche volta le ragazze le chiamava quando non aveva ancora riscosso la pensione quelle ben volentieri gli facevano credito.
Né finì di allarmarci.. “Se qualcuno dovesse tirar fuori il coltello ho anch’io la mia arma”. Da sotto il risvolto della vestaglia tirò fuori le “Due Palme”. “Ecco come mi difenderei: con l’arma migliore, la gentilezza. Nessuno rifiuterebbe una mia sigaretta. Smonterei così chiunque venisse qui a minacciarmi”.
Un pomeriggio di novembre 1958 premetti il pulsante del campanello ma la serratura non scattò. La signora dell’ammezzato uscì col cagnolino. I soliti tre ne approfittammo per entrare.
Sopra, la porta era accostata. Dentro, nessun suono tranne un rumore ripetitivo e meccanico. Il generale era accanto al giradischi sulla poltrona rivolta verso il cinemascope spento. A guardarlo di spalle, col capo reclinato a sinistra, pareva dormisse. Il rumore meccanico era del pick-up che, scavava solchi sempre più profondi nel vinile. Mozart, Sonata in do maggiore, Kochel 545.
Nella stanza un profumo greve e noto. Telefonammo al papà di Emilio. Quando osammo girare intorno alla poltrona, gli occhi di topazio bruciato non vedevano più, non si sollevarono verso di noi nel sorriso di Horowitz. La destra stringeva convulsamente un pacchetto di “Due Palme”. Il referto del medico legale parlò di arresto cardiaco. Nient’altro. Niente di più.
La questione la chiarì poi, in lacrime, Maria La Russa.
Lei e il suo compagno Gianni “u Pullu” i carabinieri li avevano individuati come gli ultimi ad aver visto vivo il Generale. Lo sfruttatore non aveva voluto sentir parlare di credito e aveva tirato fuori la pistola. “Ma niente gli aveva voluto fare…. Solo spaventarlo per farlo pagare subito. Poi u vicchiareddu si ntisi mali….”.
Più che l’assurda minaccia allora ci piacque pensare che fosse stato il rigetto di un gesto gentile, il rifiuto d’una sigaretta della pace, ad aver spezzato un cuore di galantuomo.
Nel salotto delle feste, sotto lo sguardo indifferente dei soldati con l’elmo e il “novantuno” a pied-arm – prima che la sua spoglia passasse sotto la croce di Santa Maria del Gesù (
foto in alto)– quella stessa notte gli mettemmo sotto il cuscino il 78 rpm tanto malridotto.
le note dell'Eroica
Il giorno appresso la banda dell’esercito non suonò ovviamente Mozart. Solo le note dell’Eroica avrebbero potuto levarsi – come avvenne – una volta che sul carro trainato da sei cavalli neri, e con la scorta d’onore in alta uniforme, il Generale avesse iniziato l’ultimo viaggio che avrebbe avuto fine nel camposanto dedicato alla Vergine Madre.
Lassù, sulle pendici del gran monte azzurro che da sud-est difende Palermo dallo scirocco, il Soldato del Gebel, di Nervesa e dei Laghi Ascianghi avrebbe dormito per l’eternità. Lassù, dove in ogni stagione i limoni, le “ trombe d’oro della solarità” squillano di tra il verde cupo del fogliame e il profumo delle zagare bianche.