giovedì 29 gennaio 2009

Partendo da un biglietto trovato per terra...


Quello che vedete nell’immagine è un biglietto dell’AMAT, di quelli attualmente in uso.Riporta il marchio dell’Azienda Municipalizzata Auto Trasporti, un numero di serie, un codice di tariffa, la validità di 90’, il marchio di Trenitalia (lo stesso tipo di biglietto, sinora, è stato adoperato anche per il treno chiamato “metropolitana”, ma mi pare di ricordare che la convenzione sia stata appena revocata). E poi, visto che l’ho raccolto già usato, la timbratura con i codici della obliteratrice e l’orario.
Ma io (che sono abbonato all’AMAT dal 1973) l’ho raccolto perché mi ha incuriosito il disegno che ne riempie quasi tutto il campo. Lo conoscete anche voi: è il logo della Assemblea Regionale Siciliana: “Il nuovo logo dell'Assemblea Regionale Siciliana disegnato da Pierluigi Cerri in occasione delle celebrazioni [del LX anniversario dell’Assemblea, 2007] Tra i materiali raccolti e presi in esame per l'ideazione del segno grafico, il vaso neolitico di Paternò che, per la raffinata modellazione delle impugnature e le complesse decorazioni a spirale, ha ispirato il lavoro dell'architetto. Il logo è un segno elementare, raccolto da un passato remoto e generatore di identità, che esprime l'appartenenza dell'ARS ad una cultura antichissima.” No comment sul logo, potrebbe ispirare altri riferimenti.
Ma perché è sul biglietto? Non c’è scritto nulla, nemmeno sul retro. Si pensa che chi compra il biglietto se ne ricordi, e dica, “ah, l’ARS”? Ci credo poco. E’ il segno che contraddistingue i biglietti per le linee che portano il turista a visitare Palazzo dei Normanni? Ma quando mai, figuriamoci se l’AMAT ha simili cortesie. E’ una pubblicità occulta dell’ARS (visto che l’allora Presidente dell’Assemblea Miccichè si lamentò del fatto che solo il 12% dei siciliani conosce l’ARS e le sue attività?)? Ma anche se fosse così non dice nulla. O il simbolo distingue i biglietti che l’ARS, per incentivare l’uso del mezzo pubblico, regala ai suoi dipendenti così la smettono di invadere Villa Bonanno con le loro auto? Mi pare difficile. O il disegno è piaciuto, in generale, al grafico dell’AMAT e lo ha messo lì; e se così fosse, perché ruotato di 90° gradi rispetto alla forma canonica con le anse laterali?
E se di mezzo ci fosse del denaro pubblico (tipo, mettete il logo, e noi vi giriamo, magari attraverso la Fondazione Federico II, un po’ di soldini, ecc.)?
Boh. Ci vorrebbe il commissario Montalbano. Intanto partendo da un biglietto trovato per terra ho scritto 2087 caratteri e 29 righe.
Giuseppe Scuderi

lunedì 26 gennaio 2009

Scegliete voi


Già il Centro storico, ed in particolare la parte del mandamento Monte di Pietà è un dedalo di strade malconcio, se poi una ha addirittura due nomi, buona fortuna!

(Giuseppe Scuderi)

mercoledì 21 gennaio 2009

Ricordando il Marocco


di Augusta Modica
Dal Marocco con stupore


A tarda notte all’aeroporto di Tangeri per una attesa vacanza a seguito di un anno di intenso lavoro,dopo avere superato svariati sbarramenti di controllo e perquisizioni e avere risposto a pressanti domande sui motivi della mia visita in Marocco, fattemi in un inglese incerto e cantilenante (comprendo il francese ma non lo parlo abbastanza bene) dopo avere riempito moduli che chiedevano informazioni disparate; dal codice fiscale all’indirizzo del luogo dove avrei soggiornato,al mio stato di salute, alla mia città di provenienza, al mio lavoro etc.,andai ad aspettare il mio consistente bagaglio…che non arrivava! Come di certo è capitato a tanti altri sfortunati viaggiatori, anch’io ho provato l’irritazione e il disagio di non avere neanche lo spazzolino da denti per affrontare la prima notte delle mie agognate vacanze, mentre quel che scoteva di più i miei nervi, già messi a dura prova, fu la notizia, datami da un impiegato assonnato e di malumore: il bagaglio non mi sarebbe stato recapitato ma sarei dovuta andare all’aeroporto a ritirarlo! Devo confessare che mi vennero alle labbra diverse considerazioni poco lusinghiere su un Paese che accoglieva così male i malcapitati visitatori ma, guardandomi attorno e avvertendo un’atmosfera non favorevole ad accogliere critiche o rimostranze, preferii inghiottire il rospo e mi avviai verso la macchina che mi aspettava per portarmi al Club Med, vicino Tetouan, dove avevo prenotato, a due ore circa da Tangeri. Solo in seguito seppi che esisteva un altro aeroporto molto più vicino a Tetouan, ma è soltanto per il re e alte personalità, compresi i capi villaggio.
Era la prima volta che venivo in Africa e mi ero fatta delle idee anche piuttosto superficiali
e imprecise.
Freddo in Africa.
L’automobile correva velocemente per strade ampie e pulite fiancheggiate da costruzioni talvolta non terminate che nel buio mi apparivano bucate da finestre di forma stranamente lineare.Erano circa le tre del mattino e c’erano persone per le vie e in qualche locale illuminato,con i tavolini sui marciapiedi,incuriosita,aprii il finestrino ma una corrente fredda mi costrinse a chiudere. Freddo in Africa, dissi a me stessa infilandomi frettolosamente il cardigan di cotone che avevo poggiato sulle spalle, Poi. riflettendo, pensai che l’escursione termica abbassava la temperatura e continuai a guardare, sentendomi vagamente stupita senza capirne la ragione. All’improvviso scossi la testa aguzzando lo sguardo, perché al cervello mi era arrivata l’immagine, insolita, di persone compostamente sedute che parlavano invece di urlare o ridere sgangheratamente camminavano per le vie, senza barcollare e senza bottiglie in mano. L’autista, un bellissimo ragazzo greco con i capelli ricci, che si chiamava Themelis, osservando la mia espressione stupita mi disse in ottimo italiano (la madre era siciliana):”Non bevono alcool, non possono e non vogliono; lo impedisce la loro religione”e aggiunse, sorridendo che c’era la polizia a ricordarglielo nel caso che avessero derogato a questa regola.Mi appoggiai al sedile riflettendo; certo sapevo che l’Islamismo prescrive l’astensione dall’alcool ma,scioccamente, non mi aspettavo che tutti, abitanti e turisti vi si conformassero, alla lettera. E fu l’inizio per me di un lungo cammino di conoscenza del Marocco che come dice un poeta marocchino,Tahar ben Jelloun “..è un susseguirsi di porte che si spalancano a mano a mano che si avanza”.
Lavoratrici velate

Non c’erano cumuli di rifiuti, lattine, carte o cani randagi, per quanto girassi la testa tutto appariva stranamente ordinato; erano ormai le quattro della mattina e cominciai a notare gruppi di uomini e donne, molte di queste con il velo, decentemente vestite salire su piccoli pullman.”Vanno al lavoro”disse il ragazzo greco”Affittano un veicolo e vanno a lavorare insieme” e aggiunse che dieci anni fa,percorrendo questa stessa strada con il pulmino per prendere o lasciare i turisti del villaggio, pregava con tutte le sue forze che non si forasse nessuna gomma e che il motore non si guastasse perché c’erano torme di mendicanti, di gente che graffiava, implorando, i vetri della macchina, bambini forse malati o addormentati sul selciato,vecchi con gli occhi chiusi e le mani rattrappite sul petto”.Dieci anni”: Pensai che in dieci anni una realtà tragica era mutata così radicalmente e senza stravolgimenti, cioè senza che le costruzioni somigliassero anonimamente alle periferie di Roma, Atene o Palermo la mia bella città “Rosa e Nera”il cui decadimento sembra torbido e irreversibile! Era evidente che i piani regolatori erano rispettati, i colori erano tenui e i cantieri aperti testimoniavano una crescita controllata di abitazioni e locali grandi e piccoli.Ero molto stanca e fortunatamente la macchina imboccò un lunghissimo viale che sembrava snodarsi in mezzo ad un parco; sbadigliando entrai in un bungalow di pietra, interamente coperto di rampicanti, rabbrividendo all’aria frizzante della notte.
Dormii sodo e a lungo senza neanche la goccia di profumo francese che sembrava fosse la camicia da notte di una famosissima attrice americana di tanti anni fa. Mi svegliò, molto tardi, un fruscio che si allontanava e si avvicinava come un sospiro trattenuto; sapevo che era l’oceano e, ansiosa di vederlo, corsi verso le grandi porte finestre spalancandole. Il cielo era di un grigio chiaro, la spiaggia a perdita d’occhio, cosparsa di piccoli gigli bianchi che spuntavano dalla sabbia; chinandomi a raccoglierne uno notai che sulla sabbia c’erano innumerevoli conchiglie di tutte le grandezze e di diversi colori sfumati. La battigia era molto ampia e minuscole onde scivolavano sulla sabbia compatta e lucida come un pavimento. L’acqua dell’oceano era molto fredda ma sembrava massaggiarti vigorosamente la pelle dandoti energia mentre gli occhi mi si spalancavano; una sensazione insolita e mai provata.

-continua.




giovedì 15 gennaio 2009

COMPETENZE


Copio e incollo dal sito del comune di Palermo, alla voce Assessori in carica: "Mario TINERVIA, Assessore Traffico e Polizia Municipale Deleghe: Traffico e Mobilità, Polizia Municipale. Nato a Palermo il 02/01/1965, diplomato in odontotecnica, è dipendente di uno studio odontoiatrico a Palermo. Nel 2004 ha conseguito due Master - a Bruxelles e a Strasburgo - in Relazioni politiche tra la Comunità Europea e gli Enti Locali" Mi sfuggono i nessi reciproci tra gli studi conseguiti, la professione esercitata, i due Master..., e le deleghe assegnate.

Mah!

(Giuseppe Scuderi)

martedì 13 gennaio 2009

LA MALASORTE DEI QUATTRO CANTI

Qualche voce di protesta si è levata, qualche proposta di "uso pubblico" è stata avanzata, ma intanto il "mercato" va per la sua strada. E così, dopo il Palazzo di Rudinì (quello della Libreria Dante) posto in vendita, dopo il Palazzo Bordonaro squallidamente scorticato e abbandonato, il Palazzo Costantino con la ristrutturazione a destinazione alberghiera sul viale del tramonto, la metafora del disastro amministrativo cittadino si arricchisce di un altro tassello.
Complimenti a tutti quelli che, nell'ormai oltre mezzo secolo di storia repubblicana, avrebbero dovuto avere il "dovere" di mantenere la memoria, anche attraverso gli edifici, della nostra storia.
(Giuseppe Scuderi)

Grazie Giuseppe .
Per ora, in questo inverno del nostro scontento, affido essenzialmente a te il blog; perchè esso continui a vivere e a denunciare tutto quello che di nero ingiustamente ammanta la nostra cara Città.
Lucio.

lunedì 12 gennaio 2009

TRENT'ANNI FA

Esattamente trent'anni fa. Ci manca
(Giuseppe Scuderi)

mercoledì 7 gennaio 2009

ISOLATA


La torre di Isola delle Femmine, per quel poco che ancora ne rimane (foto di Gianfranco Zanna, Legambiente). Auguriamole buon anno, sperando che non vada giù del tutto

Giuseppe Scuderi

giovedì 1 gennaio 2009

2009. Buon Anno Città rosa e nera.!!!

E' l'alba. La mia prima foto 2009 non poteva che essere dedicata a questa bellissima e cara Città che spesso fa di tutto per non farsi amare (l.f.)